Essere consapevoli di uno sfondo da selfie – Perché conoscere la cultura classica è importante

 

 

Capita sovente di dover rispondere a bambini e adulti perché è necessario studiare il Passato. Ormai la risposta che do fa un po’ parte del mio dna: il Passato ci aiuta a ragionare e ci prepara al presente. Ma aggiungo anche un pensiero di Stefano Maggi- (mio) professore all’Università di Pavia ed esperto in Province Romane e didattica dell’Archeologia- che sosteneva che non fosse importante la “conoscenza storica” quanto la formazione di una “coscienza storica”.

 

Quando sono andata in libreria a fare un giro, mi è saltato all'occhio il titolo “Perché la cultura classica” di Lucio Russo ma la cosa interessante è che l’autore è un uomo di scienza, infatti il titolo completo è Perché la cultura classica. La risposta di un non classicista, edito da Mondadori.

 

Ma addentriamoci nell'argomento di questo articolo: conoscere il passato e la cultura classica è utile?

 

A mio parere se a priori si risponde che non è necessario per la vita di tutti i giorni forse è perché abbiamo sottovalutato cosa ci lega al passato. E magari tutti i giorni abbiamo a che fare con qualcosa che arriva da un periodo lontano, magari una parola (e quante!), un oggetto, oppure un monumento, un'abitudine, un modo di dire...

Potremmo aver fatto un selfie con alle spalle un monumento senza però conoscerne la storia, e non parlo di edifici chiaramente riconducibili ad un periodo classico ma ad esempio alla Statua della Libertà. Di quest’opera potremmo aver letto chi l’ha realizzata, quando e perché; ma la Statua simbolo della modernità ha un legame con un monumento dell'antichità: il Colosso di Rodi; purtroppo non più visibile perché crollato durante un terremoto nel 224 a.C. ma conoscibile attraverso la tradizione.

 

Facciamo un salto nel passato.

Per celebrare la resistenza all’assedio di Demetrio Poliorcete, gli abitanti dell’isola di Rodi dedicarono, verso il 290 a.C., una grande statua al dio Elios.

 

Ma cosa lega la Statua della libertà al Colosso di Rodi?

Innanzitutto le grandi dimensioni e il luogo dove sono state poste: all'ingresso di un porto.

Altri elementi iconografici e costruttivi rimandano al monumento greco, come ad esempio la corona irradiata, il basamento di roccia, e come descrive la tradizione medioevale il Colosso di Rodi aveva una funzione di faro – cosa che lo sculture francese Auguste Bartholdi tentò di fare ma la luce emessa dalla torcia della moderna statua si rivelò troppo debole per fungere a questo scopo.

Le statue dovevano trasmettere a chi approdava il messaggio di “splendido lume di libertà”, ma se in Passato la storia dell'isola di Rodi e dei suoi coraggiosi abitanti era conosciuta e quindi tutti i simboli rappresentati dal Colosso erano decifrabili a chi giungeva al porto, lo stesso non dev'essere stato nel primo Novecento quando gli immigrati sbarcarono negli Stati Uniti a Ellis Island . La statua della Libertà era un' immagine di difficile comprensione perché traslava in quell'opera elementi caratteristici di un'altra epoca.

 

Se un tempo in pochi avevano l'opportunità di studiare, oggi l'offerta formativa è a vantaggio di molte più persone ma la velocità della vita e la superficialità nell'approccio tende a rinnegare e ritenere inutile ciò che è lontano.

 

Russo nel libro sostiene che

“ Il debito della scienza moderna verso l'antica cultura greca è oggi in genere gravemente sottovalutato” e sottolinea come “non è possibile progettare il futuro senza una profonda comprensione del presente, che a sua volta non può non basarsi sulla conoscenza della genesi delle attuali strutture materiali, sociali e culturali, cioè sulla conoscenza del passato.”

 

Noi tutti siamo influenzati e consumiamo passivamente prodotti della cultura classica, pur non rendendocene conto, dovremmo quindi avvicinarci con rispetto alla comprensione del passato e solo così potremo essere adulti coscienti della sua utilità.

Per essere consapevoli bisogna conoscere e conoscere aiuta a ragionare, e il passato ci insegna - attraverso teorie, parole, scritti, ...- a riflettere, a dimostrare le proprie opinioni, ad argomentare e a capire situazioni politiche e sociali.

 

Il libro “Perché la cultura classica” raccoglie tutti i debiti delle discipline moderne nei confronti della cultura classica , ad esempio la matematica moderna deve a quella greca di aver tratto i concetti fondamentali di dimostrazione, teorema, postulato; e poi ci sono tante parole prestate dal greco antico che impieghiamo tutti i giorni, anche se alcune di queste hanno cambiato il significato originario, come per esempio “clima” – che anticamente significava “inclinazione”, intendendo l'inclinazione della verticale locale rispetto al piano equatoriale, ossia la latitudine. Il termine “pianeta”, che significava vagante, i greci lo impiegavano per descrivere il movimento degli astri.

E ancora la parola “storia”, che per i greci aveva il significato di “ricerca” e “osservazione” della realtà, ossia quelle indagini per ricostruire il passato attraverso l'esame di documenti e testimonianze.

 

Russo ricorda come nella seconda metà del XX sec. l’abbandono della cultura classica e il fallimento delle “teorie unificanti” - quei matematici che pretendevano di dare una soluzione universale a fenomeni tradizionalmente studiati in campo umanistico, o filosofi e umanisti che hanno tentato di unire complesse teorie scientifiche con i settori di loro interesse- abbia portato alla disgregazione di una cultura generale unitaria, suddividendo in tanti settori specialistici.

Nell’ultimo secolo c’è stato un progresso nei metodi di ricerca e allo stesso tempo una perdita parziale di attenzione nei confronti della disciplina classica.

 

Il libro citato di Lucio Russo è un testo indicato a chi vuole approfondire il valore della cultura classica e comprendere quali sono stati i fattori di indebolimento della conoscenza del mondo antico.

 

“Ha senso conoscere la storia di alcuni Stati, ma non sapere nulla sull’origine dello Stato?

 

E’ utile studiare guerre combattute da un paese senza sapere nulla della guerra in generale?”

                                                                                                         Marvin Harris

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